Per i ricchi la crisi è già passata. Secondo un'analisi effettuata dalla Pricewaterhouse Coopers, la ricchezza delle 590.000 famiglie italiane più facoltose (numero stabile rispetto al 2008), che l'anno scorso ha subito una contrazione del 10,7%, nel 2009 metterà a segno una crescita del 19,3% grazie al miglioramento di performance dei mercati dei capitali, combinati agli effetti dello scudo fiscale ter. Infatti stando alle previsioni, con lo scudo fiscale verranno riportati in Italia circa 86 miliardi di euro, il 60% dei quali provenienti dalla Svizzera. E così la ricchezza dei cosiddetti High Net Worth Individual, cioè le famiglie con un patrimonio finanziario (immobili esclusi) superiore ai 500.000 euro, dovrebbe superare ampiamente gli 883 miliardi di euro. Arriva a conclusioni non troppo dissimili l'indagine dell'Associazione Italiana Private Banking che stima, tra aumento di valore e prevedibili benefici dallo scudo fiscale, un aumento di valore del 10% per il patrimonio dei super ricchi (che si attesterebbe, in questo caso, a 'soli' 836 miliardi di euro).
Per gli HNWI dunque la crisi è già passata, anzi: "Dopo un difficile 2008 - afferma Federico Taddei, presidente della Commissione Tecnica Marketing AIPB - che aveva fatto segnare un netto -10% rispetto alle stime dell'anno precedente, il +4% di quest'anno rappresenta un incoraggiante segno di ripresa. Se poi considerassimo anche l'effetto dello scudo fiscale, stimato in un ulteriore +6%, il mercato potrebbe sostanzialmente tornare ai livelli del 2007, ipotesi impensabile solo pochi mesi fa". Cioè, in definitiva, ai livelli pre-crisi finanziaria.
Ma come investono i super ricchi? I dati dell'AIPB mostrano una suddivisione piuttosto prudente del loro patrimonio finanziario: 26% in obbligazioni, 15% in titoli di Stato, 18% assicurativo, 8% azioni, 16% gestioni patrimonionali, e 16% fondi. Quanto alla segmentazione per fascia patrimoniale, il 95% delle famiglie considerate possiede tra gli 0,5 e i 5 milioni di euro; mentre il 4% tra i 5 e i 10 milioni e infine l'1% oltre 10 milioni.
Visto che le cose quest'anno non sono andate troppo male, gli HNWI hanno ripreso a investire in immobili, nonostante il 98,6% delle famiglie considerate sia già proprietaria della casa in cui abita (a fronte del 76,4% delle famiglie italiane) e l'80,6% possieda anche una seconda casa per uso diretto. L'acquisto di immobili è cresciuto nel 2009 del 40%: "In un quadro di incertezza del sistema economico e finanziario nazionale e internazionale - si legge nell'indagine presentata dall'AIPB - si riaccende l'interesse potenziale nei confronti dell'investimento del mattone, complice la discesa dei prezzi".
Fonte: Repubblica
Foto: stock.xchng
Per gli HNWI dunque la crisi è già passata, anzi: "Dopo un difficile 2008 - afferma Federico Taddei, presidente della Commissione Tecnica Marketing AIPB - che aveva fatto segnare un netto -10% rispetto alle stime dell'anno precedente, il +4% di quest'anno rappresenta un incoraggiante segno di ripresa. Se poi considerassimo anche l'effetto dello scudo fiscale, stimato in un ulteriore +6%, il mercato potrebbe sostanzialmente tornare ai livelli del 2007, ipotesi impensabile solo pochi mesi fa". Cioè, in definitiva, ai livelli pre-crisi finanziaria.
Ma come investono i super ricchi? I dati dell'AIPB mostrano una suddivisione piuttosto prudente del loro patrimonio finanziario: 26% in obbligazioni, 15% in titoli di Stato, 18% assicurativo, 8% azioni, 16% gestioni patrimonionali, e 16% fondi. Quanto alla segmentazione per fascia patrimoniale, il 95% delle famiglie considerate possiede tra gli 0,5 e i 5 milioni di euro; mentre il 4% tra i 5 e i 10 milioni e infine l'1% oltre 10 milioni.
Visto che le cose quest'anno non sono andate troppo male, gli HNWI hanno ripreso a investire in immobili, nonostante il 98,6% delle famiglie considerate sia già proprietaria della casa in cui abita (a fronte del 76,4% delle famiglie italiane) e l'80,6% possieda anche una seconda casa per uso diretto. L'acquisto di immobili è cresciuto nel 2009 del 40%: "In un quadro di incertezza del sistema economico e finanziario nazionale e internazionale - si legge nell'indagine presentata dall'AIPB - si riaccende l'interesse potenziale nei confronti dell'investimento del mattone, complice la discesa dei prezzi".
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